Inviare un manoscritto a un piccolo editore (non a pagamento, ça va sans dire) è un’operazione piuttosto semplice: basta andare nel sito e seguire le istruzioni. Certo, prima di farlo è bene conoscere l’editore in questione, la sua politica verso gli scrittori e, in generale, la sua linea editoriale. Avere un’idea del catalogo è poi di fondamentale importanza, perché, giusto per fare un esempio, è inutile inviare un fantasy a una casa editrice che pubblica solo gialli. Eppure c’è chi lo fa, ci sono scrittori che inviano la propria opera a tutti gli editori del globo terracqueo… in fondo inviare un allegato per mail non costa nulla. L’unico risultato che in genere si ottiene in questi casi è quello di dar fastidio al suddetto editore e di risultare poco professionali. Ed essere professionali e apparire (non dico essere) persone normali sono due cose non certo trascurabili in un campo dove ormai si contano più aspiranti scrittori che non potenziali lettori.
E poi una volta inviato? La cosa migliore sarebbe dimenticarsi di tutta questa faccenda e attendere senza isterismi i prossimi 6 mesi, già sapendo che quello che si otterrà nella stragrande maggioranza dei casi sarà un imperscrutabile silenzio. Ma se il manoscritto sarà ritenuto interessante (per qualsivoglia motivo, non necessariamente letterario) da qualcuno, questo qualcuno prima o poi si farà vivo.
Ma se invece parliamo di media/grande editoria, ecco che cambia tutto. Mandare un manoscritto a questa tipologia di editori è come scrivere il proprio numero di telefono su un pezzo di carta, inserirlo in una bottiglia, lanciarlo in mare e aspettare che prima o poi qualcuno ci telefoni. E di questo, purtroppo, ho avuto diverse testimonianze da parte di scrittori (affermati) e addetti ai lavori vari. Il motivo è che semplicemente, come ho scritto qualche riga sopra, gli scrittori esordienti sono troppi e quelli bravi pare invece siano troppo pochi. Il risultato che si crea è che nelle redazioni editoriali arrivano una valanga di proposte, e leggerle tutte dalla prima all’ultima, alla ricerca della pepita d’oro nel mare di fango, sarebbe uno sforzo titanico che in termini di risorse umane da impiegare non è sostenibile. Più comodo, semplice ed economico affidarsi alle proposte di qualche agente letterario o magari ai suggerimenti di qualche editor o scrittore della propria scuderia.
E allora perché anche i grandi editori scrivono sul sito l’indirizzo a cui inviare i manoscritti? Me lo sono chiesto più volte. Ebbene, io credo che lo facciano un po’ perché visto che gli scrittori sono anche i primi lettori sembra brutto tenere un atteggiamento di totale chiusura (verso quelli che a conti fatti sono dei potenziali clienti) e un po’ per evitare di essere subissati di telefonate in redazione di gente che chiede come fare per inviare la propria opera.
Poi, chi lo sa, non si può nemmeno escludere del tutto che qualche volta un manoscritto non richiesto venga effettivamente pescato dal mazzo. Il classico 1 su 1000 che ce la fa, come cantava il buon Gianni.
Già. Ma gli altri 999 che fine fanno?